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Alberto Manguel ci propone qui una serie di saggi brevi, come sempre per lui irrituali nel punto di vista e allegramente trasversali rispetto a scrittori, culture ed epoche. Si tratta di undici "elogi", dissertazioni colte e spiritose, dalla Bibbia al libro tascabile, dalle fiere librarie ai racconti per bambini; un elogio, innamorato e profondo, è rivolto alla personalità, all'anima della lingua spagnola; infine, alcuni elogi - personalissimi dell'orrore e del piacere, degli animali, del regalo, dell'impossibile. Quest'ultimo è un'appassionata disamina della situazione dell'amato paese d'origine, l'Argentina, nella sua crudezza e "impossibilità": un viaggio individuale e oggettivo insieme, pieno di brividi e malinconia, con un improvviso guizzo finale che ha la forza così singolare di questo scrittore, il quale sa davvero andare oltre le parole. La scelta del termine "elogio" sembra un omaggio al grande Borges (di cui Manguel fu amico e allievo) e al suo "Elogio dell'ombra"; Vila-Matas, altra voce di spicco della cultura in lingua spagnola, sta al gioco e intitola la sua prefazione "Elogio di Alberto Manguel".